da DILI, TIMOR EST Noi abbiamo forse una lettura romantica di questa pagina di vangelo. In alcune chiese ci sono affreschi zuccherati, con un Gesù circondato da bimbi che pare la suora dell’asilo parrocchiale. Andrebbero coperti con foto come questa e come tante altre. Ma non basterebbe, perché noi pranziamo guardando immagini di bimbi morenti di fame e queste immagini ci hanno vaccinato contro la miseria. Abbiamo una visione romantica anche della povertà e del bimbo povero.
“Non hanno nulla ma sono felici”, ci affrettiamo a dire. E diciamo il vero, perché i bimbi sono innocenti e ingenui. Stanno nel presente, incuranti del futuro e senza nostalgia del passato. Noi vorremmo essere come loro, semplicemente presenti nell’attimo di vita che viviamo. Ma ciò non ci esime dal sapere che molti bambini il futuro non l’hanno. Qui a Timor Est, il 40% dei bambini ha gravi problemi di malnutrizione. Si mangia quello che c’è, quando c’è. Come cresceranno, con quali energie affronteranno una malattia o anche solo la crescita dell’adolescenza?
La cosa è serissima, soprattutto se pensiamo che i prezzi vanno aumentando ad una velocità impressionante. “Oh, non parlarmene, anche qui è un disastro”, mi dicevano dall’Italia l’altro giorno, inconsapevoli dell’idiozia pronunciata. “Come ci resisti qui?”, sbottavo ieri con una studentessa che mi coglieva in un momento di rabbia davanti all’ennesima inefficienza. “Slave of Timor”, schiava di Timor, diceva tra sé e sé. Bimbi nati incatenati alla miseria. Se anche ne liberassimo uno soltanto, ci sarebbe da essere felici… https://lalocandadellaparola.com/2023/08/19/bambini/